ARTICOLO PER LA PAGINA MUSICALE DEL PERIODICO VULCANO
(pubblicato sul n.39, novembre/dicembre 2004)
WOODSTOCK, 35 ANNI DALLA FINE DEL SOGNO
di Tonino Uscidda
21 agosto 1969
In quei lontani giorni d’estate il popolo giovanile del rock rappresenta gioiosamente la propria esistenza e il proprio ideale di vita alternativa. Per tre giorni 450.000 giovani si radunarono nel terreno di una fattoria a 50 miglia da Woodstock, nello stato di New York. Su più palchi sfilarono ininterrottamente quasi tutti i grandi talenti rock del momento e si esibirono nuove personalità come quelle di: Joe Cocker, Santana, Ten Years After, Richie Havens…..
Migliaia di tende e ripari improvvisati ospitarono quella folla che diede spettacolo di se. Fu una grande festa in cui la musica fungeva da sottofondo allo svolgersi di un grande rito di fratellanza e di libertà espressiva. Si fumava, si faceva l’amore, si cantavano in coro i grandi inni nati a San Francisco verso i primi anni sessanta. Si saliva sul palco prendendo la parola per comunicare proclami tra l’ingenuo, l’utopico e il velleitario; si allacciavano amicizie e si affrontavano i disagi di una organizzazione non all’altezza della manifestazione: insomma delle giornate quasi magiche in cui quasi mezzo milione di persone (anche sotto la pioggia torrenziale e nell’infangata generale che segui) si senti solo un gruppo, unito da un sentire collettivo e forte di una tensione ideale verso un progetto comune.
Fu l’apoteosi del concetto di concerto come “una comune al di fuori della società” e libera da tutte le costrizioni del conformismo. Tempo segnato dal ritmo della nuova musica, di “tutte le musiche” e di tutti gli stili e i generi nati negli anni precedenti in luoghi diversi.
Il film che fu girato in quei giorni portò in tutto il mondo (raggiungendo anche i luoghi non ancora toccati profondamente dall’ondata del rock) una immagine dirompente della realtà dei giovani americani: sperimentatori di un modello di società più naturale - ispirata dall’ideale della non violenza - convinta dell’esistenza di un mondo alternativo e migliore.
L’evento documentato del regista Michael Wadleigh nel film “Woodstock” (realizzato nel 1970), fu un trionfo anche se provocò reazioni opposte di adesione e di rifiuto. Il rock apparve in tutta la sua portata utopica; la musica sembrò il veicolo delle speranze delle nuove generazioni che avrebbero saputo percorrere insieme strade nuove, denunciando le ingiustizie della società e proponendo una alternativa di pace.
Alla speranza e alla sincerità dei partecipanti si sovrappose quasi subito lo sfruttamento del fenomeno. Si scoprì che gli organizzatori del raduno guadagnarono l’inverosimile, segno che la logica dello sfruttamento economico della musica rock incombeva costantemente e non c’era modo di sfuggire alle logiche del mercato.
Woodstock fu l’epilogo simbolico di un periodo della cultura giovanile degli anni sessanta e della sua musica.
Eppure in quel finire di decennio erano molti i segnali che indicavano che un’era - anche di sottocultura - stava inevitabilmente per tramontare.
Come se non bastasse si consumarono anche alcuni tragici fatti: l’orrore degli uomini del “servizio d’ordine” Hell’s Angels ad Altamont (uccisero un giovane di colore al concerto dei Rolling Stones); le decine di arresti nel successivo grande raduno del 1970 nell’isola inglese di Wight e l’incubo di Charles Manson che con la strage di Bel Air, ricco sobborgo di Hollywood, dimostrò che anche la comunità hippies poteva generare mostri…
E ancora (sempre a cavallo tra i ’60 e i ’70), i presagi negativi sentiti per la morte di Brian Jones, leader dei Rolling Stones, di Jimi Hendrix, della cantante blues Janis Joplin e di Jim Morrison dei Doors. Segno che anche la passione per la musica e gli atteggiamenti assunti - come “logica conseguenza” della vita di rockstar - stavano prendendo strade distruttive.
Nel 1970 i Beatles si sciolgono per proseguire su strade separate; e così si conclude il ciclo del gruppo musicale più celebre.
Dopo gli iniziali entusiasmi sessantottini anche la contestazione studentesca rivela la propria debolezza e i propri compromessi con l’ideologia.
Il rock ovviamente non mori, eppure una fase della sua vita - ricca di fermenti e di conflitti - si era conclusa nei tre giorni di pace & musica.

Biglietto ingresso 1
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 dedicato al festival.jpg)
Il numero speciale di Life (noto settimanale americano) dedicato al festival
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Biglietto ingresso 2
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La copertina del triplo album
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