INTERVISTA FORUM PER IL QUOTIDIANO LA NUOVA SARDEGNA

DILETTANTI SARDI: UN MOVIMENTO DI LUCI E OMBRE

di Tonino Uscidda

   Decimomannu, settembre '07

I protagonisti del forum: Siro Marrocu, presidente della Villacidrese (Serie D), Mario Diana, presidente uscente della Tharros di Oristano (Promozione) e Antonio Massenti, presidente della Fermassenti di San Giovanni Suergiu (1^ Categoria).
Dirigenti impegnati - da oltre quindici anni - a tener duro in nome della passione calcistica e del piacere di valorizzare la base e sostenerla in funzione socio-educativa.
Tre uomini di sport che hanno accettato, gentilmente, il nostro invito a rispondere ad una serie di quesiti sui problemi del calcio cosiddetto “minore”. Quello dei dilettanti.


Investite tempo e denaro sapendo fin dall’inizio che non potete avere, e non avrete di sicuro, alcun ritorno economico. Perché? Chi ve lo fa fare…?
DIANA “La prima cosa che ci ispira è la passione per il calcio. L’ esperienza di presidente o di dirigente non inizia mai con il porsi il problema di avere risultati di tipo economico. A livello dilettantistico non è assolutamente pensabile un fatto di questo genere, anzi, ci si rimette sempre e comunque”.
MARROCCU “Me lo fa fare la grande passione per questo sport. Da sempre, fin dai tempi in cui la Villacidrese militava in seconda categoria”.
MASSENTI “Mah.., indubbiamente il ritorno economico non c’è, però inizia quasi tutto per gioco condizionati dalla passione e dal voler essere impegnati nel sociale a livello calcistico. Gestire una piccola società dilettantistica non è per niente facile e strada facendo si scoprono molte, molte difficoltà”.


Quanto conta al giorno d’oggi, in una componente societaria, avere una preparazione specifica nei “nuovi” settori che vanno: dalla comunicazione dell’immagine, alle sponsorizzazioni, ai rapporti con il fisco, con il Comitato Regionale Lnd, all’aggiornamento sulle leggi, specie quelle in materia sportiva ecc..?
DIANA “Conta molto e al momento è sicuramente carente. Forse, sarebbe necessario istituire dei corsi per chi vuole amministrare bene sia dal punto di vista sportivo e fiscale. Non sempre all’ interno delle società ci sono persone ferrate sull’interpretazione delle norme, per quanto ci sia tutta una serie di informazioni che vengono date dai Comitati Regionali Lnd nonché dalla Federcalcio. Conoscere bene i regolamenti è una materia piuttosto ostica, a meno che una società non si li limiti a quelle poche cose di ordinaria amministrazione che non prevedono l’emissione di fatture perché non si hanno sponsor. In caso contrario e nel momento in cui si comincia a fatturare – tra l’altro è obbligatoria la partita IVA – si va incontro ai problemi concernenti la sua domanda. Voglio citare uno dei casi che crea difficoltà in ambito societario: quello sui premi di preparazione. Un premio di cui un tempo si parlava poco. Ebbene, oggi quando si inizia a cartellinare un ragazzino di quindici, sedici anni - senza il vincolo pluriennale - che ha fatto le giovanili con un'altra società, quest’ultima a diritto al cosiddetto premio di preparazione per un importo che può raggiungere, in certi casi, anche i cinque, seimila euro. Molti presidenti, scarsamente preparati in materia normativa, scoprono dell’esistenza di questo obbligo dopo che il Comitato Regionale della Lega li ha avvisati imponendogli di versare l’indennizzo dovuto alla società che aveva in carico il ragazzo. Questo è un classico esempio di scarsa conoscenza di uno dei tanti adempimenti in materia sportiva e che, tra l’altro, sta diventando una delle cose più dannose dal punto di vista tecnico-organizzativo. Oggi a ben vedere non è più il dilettantismo di una volta, ma bensì un modo di fare calcio che si avvicina sempre più al semiprofessionismo, con tutto ciò che ne consegue…”.
MARROCCU “E’ difficile trovare queste figure nel calcio dilettantistico isolano. Sicuramente ce ne sarebbe bisogno. Perlopiù ci si affida ad una, due persone di fiducia – pagate - per svolgere al meglio i compiti di carattere organizzativo. Per il resto si vive molto di volontariato”.
MASSENTI “Effettivamente in società occorrono delle figure che abbiano una certa conoscenza in materia di regolamenti. Purtroppo in un paese piccolo come il nostro è difficile trovare questa componente. Siamo così costretti ad accelerare le nostre conoscenze per poter crescere sia dal punto di vista tecnico, fiscale e dell’immagine. Un immagine che comunque stenta a decollare in un ambito territoriale come il nostro, segnato da grossi disagi economici e occupazionali. Di questi tempi è sempre più difficile trovare sponsor od altri aiuti esterni, per cui non resta che impegnarci ancor più nello sviluppo del vivaio, vera ed insostituibile fonte di sostegno”.


Sui media regionali e nazionali il calcio dilettantistico, nonostante le sue tante belle storie, compare di rado. Nella nostra regione non esistono pubblicazioni al riguardo. In che modo il calcio “minore” deve farsi notare perché se ne parli in maniera più approfondita?
E viceversa: ci sono responsabilità della nostra categoria che, forse, non presta particolare attenzione verso questo vasto movimento nazionale?

DIANA “E’ vero in parte. Noto invece, con piacere, che sulle pagine sportive dei quotidiani ci sono molti giornalisti che scrivono bene. Raccontano di situazioni opportune cercando anche di evidenziare le difficoltà che emergono nel gestire una piccola società di calcio; altri invece fanno, talvolta, un’ altro tipo di comunicazione andando a scavare per trovare il “problema” della società… Comunque sono convinto che la stampa sportiva, con una critica costruttiva, renda un grande servizio al mondo dilettantistico”.
MARROCCU “Penso che al nostro calcio venga dedicata la giusta attenzione dai quotidiani regionali. Certo, se vinci riempi gli stadi, indipendentemente dalla categoria, e sui giornali ti è dedicato uno spazio maggiore. Non sarebbe male se ci fosse anche una rivista specializzata: questa manca da tempo nel panorama editoriale sardo. Tra l’altro sono certo che avrebbe buoni riscontri di vendita perché i giocatori dilettanti catturano l’attenzione di migliaia di sportivi”.
MASSENTI “Dei dilettanti si parla poco sulla stampa sportiva perché oggi fa richiamo tutto quello che è grande e scandalistico, al contrario di una bella storia pulita del nostro calcio. Un esempio: se un ragazzino della nostra zona fa una buona prestazione o un gesto atletico e comportamentale esemplare non ne parla o ne scrive nessuno. Pertanto ben venga una pubblicazione che parli esclusivamente, profondamente, dei veri problemi del nostro calcio: il calcio dei sacrifici e delle storie di grande umanità. Storie che riescono ancora a commuoverci e che ci danno quelle sensazioni che, oggi, tutto questo blà, blà, blà del “grande calcio” non ci da. Anzi quest’ultimo è solo portatore di grande tristezza e fa allontanare molte persone che amano nel proprio intimo ventidue giocatori che si confrontano su un rettangolo di gioco”.


Quale è il vostro punto di vista sul progetto del Presidente della Lnd, Carlo Tavecchio,
che, da anni, si batte affinché la domenica pomeriggio sia riservata solo alle gare del calcio dilettantistico e alla serie C, con i campionati dei club professionistici al sabato e alla domenica sera?

DIANA “La mancata disputa, in esclusiva alla domenica, degli incontri di calcio dilettantistici è un'altra di quelle cose che sta pagando, da sempre, il calcio ‘minore’. Ci hanno levato il vincolo dei giocatori a venticinque anni, ci fanno pagare il premio di preparazione, gli incassi negli stadi sono diminuiti vorticosamente: vorrei vedere chi c’era quella domenica sulle gradinate del campo Tharros a Oristano, in concomitanza con Juventus-Cagliari su Sky..? Questo è un ulteriore guaio ‘perpetrato’ ai nostri danni e che spero, per il bene dei dilettanti, possa venire sanato, una volta per tutte, negli anni a venire: mezzi di comunicazione permettendo..”.
MARROCCU “E’ auspicabile un cambiamento, anche se credo non sia questa la soluzione del problema. Purtroppo i diritti tv del calcio professionistico prevalgono ancora sulle giuste rivendicazioni del movimento dilettantistico”.
MASSENTI: “E’ una buona idea anche se, per quanto riguarda il settore dilettantistico, per il momento, non cambia nulla: i suoi giocatori non possono che giocare alla domenica perché, durante la settimana lavorano. Credo, invece, non basti far giocare i professionisti al sabato se poi non viene regolato, nella stessa giornata, tutto ciò che è trasmissione televisiva. Una televisione che dovrebbe dare il giusto spazio anche ai campionati della Lnd”.


Poco tempo fa abbiamo raccolto lo sfogo del direttore sportivo della Decimese Angelo Pistis che parla di dirigenti impreparati, che non hanno pazienza, non hanno idee e che si avvicinano al calcio - ai vari livelli - per avere una visibilità che non è proprio quella sportiva.. Quale è il vostro pensiero?
DIANA “Anche questa del direttore sportivo è una funzione piuttosto nuova nel mondo del calcio dilettantistico… Non tutte le società hanno questa figura. Al riguardo ci penserei su, prima di accettare di fare il d.s. in una società che non ha un presidente molto attento. Se ciò avvenisse, sarei critico da subito nel senso che, avendo un certo bagaglio di esperienza, noterei ancor più le cose che non vanno bene. Insomma non conosco la vicenda decimese ma ho letto le lamentele di Pistis che reputo essere buon conoscitore di questioni calcistiche”.
MARROCCU “C’è tanta gente non solo nel mondo dello sport, ma anche in tanti settori della vita sociale, che si improvvisa o pensa che basta mettere un po di soldi per creare la propria immagine. Penso che il calcio abbia bisogno di tutti… Piuttosto a queste persone lancerei un messaggio che è quello di avere buon senso, pazienza e un serio progetto di crescita societaria. Il ‘mordi e fuggi ’ non va bene a nessuno. Condivido il pensiero di Angelo Pistis quando dice che bisogna muovere verso obbiettivi non immediati ma dimensionati, nel tempo, alla reale, responsabile, capacità societaria. Purtroppo, talvolta, così non è perché anche il calcio esprime certi limiti di questa società”.
MASSENTI “Concordo con il direttore sportivo Pistis. Chi frequenta quotidianamente questo mondo si accorge subito di una impreparazione di base di certi dirigenti. Io però coinvolgerei, in un profondo esame di coscienza, anche gli allenatori e un po’ tutti gli addetti ai lavori. Probabilmente (lo dico sovente) è un difetto dell’uomo, quello di voler vestire dei panni particolari senza possederne la giusta dimensione o la qualità. Una delle cose che più spaventa e proprio questo considerando che una società calcistica ha, quasi sempre, un settore giovanile con del personale incaricato a seguire tanti bambini in età evolutiva”.


Uno dei problemi dei presidenti è quello dei rimborsi ai calciatori; esosi e fuori controllo. Molte società sarde sono ormai prossime al collasso…
DIANA “Ormai siamo arrivati al paradosso dei due, tre, quattromila euro al mese a dilettante disattendendo anche le scritture della Federcalcio che dicono: …è vietato riconoscere indennità ai giocatori dilettanti. Di questi tempi ci sono giocatori, in Eccellenza, che guadagnano quarantamila euro all’anno. Un grosso guaio, determinato soprattutto dallo svincolo a venticinque anni. Prima i calciatori erano legati alla società ‘vita natural durante’ e dovevano accontentarsi o trattare un equo rimborso spese. A questo punto credo non ci sia una medicina per risolvere questo annoso problema. Anzi, sono molto pessimista perché vedo come stanno andando queste cose. Faccio un esempio: la Tharros non sarebbe mai retrocessa se avesse avuto vincolati i suoi giocatori, anzi, avrebbe avuto uno squadrone e sarebbe riuscita ad andare in serie D. Invece, nel momento in cui è maturata una generazione di ragazzi fortissimi, questi - a venticinque anni - si sono svincolati provocando il crollo del patrimonio societario. A quel punto la Tharros è stata costretta a ricominciare da capo, con oneri e costi straordinariamente insostenibili”.
MARROCCU “Si, anche perché sono pochi i calciatori bravi e quei pochi, ben retribuiti, fanno lievitare anche il costo degli altri. Oggi, in Sardegna, si spende in rimborsi più che nel resto d’Italia; è una rincorsa penosamente esosa che erode il calcio alla base. Siamo ora mai al paradosso: un ottimo giocatore dilettante costa più di un semiprofessionista; i più giovani, invece, pur di giocare - qualche volta anche gratis - preferiscono stare in serie D piuttosto che in Promozione o Eccellenza per tre o quattrocento euro al mese…”.
MASSENTI “Siamo già al collasso, e sa perché ? Perché si è dimenticato il concetto di sport e, in particolar modo, che siamo dilettanti. Oggi chi si avvicina al calcio in qualità di dirigente responsabile, magari per due o tre anni, fa ‘l’errore’ - per vincere un campionato - di pagare rimborsi stratosferici ai giocatori. Questa è una situazione semplicemente insostenibile per coloro che si assumono l’onere di almeno dieci mensilità per dieci ragazzi di un certo livello (gli altri rimarranno quasi certamente a mani vuote..). Questi dirigenti, irresponsabili e megalomani, ‘non comprendono’ che questi esborsi di denaro - non compensati da introiti significativi provenienti da sponsor, abbonamenti e incassi domenicali - non possono che portare in rovina le società di cui sono a capo. A tal riguardo auspico un intervento deciso della Federazione che chiarisca, una volta per tutte, se questi giocatori che percepiscono lauti rimborsi debbano essere considerati dei dilettanti o dei semiprofessionisti perché così facendo alla fine - per via dello svincolo a venticinque anni – si da loro, in pratica, il ‘patentino’ per poter trattare a piacimento con una società “generosa” mettendo in crisi un'altra. Questo, tra dilettanti, non è tollerabile”.


Un altro “punto all’ordine del giorno” del Presidente Federale è quello relativo al ruolo degli Enti locali, tenuto conto che in Italia la maggior parte degli impianti è di loro proprietà. Secondo voi le Amministrazioni si adoperano concretamente con le società e le associazioni sportive del territorio?
DIANA “Gli enti locali possono fare poco viste le esigue risorse erogate, per lo sport, dalla Regione Sardegna. I rapporti con le società sono conflittuali perché i costi di gestione degli impianti sono tutti a carico della collettività: le società tra l’altro non potrebbero accollarsi le spese. Quindi, pochi incentivi economici e sempre meno opportunità dagli enti locali. Lei pensi che una società come la Tharros, dal Comune di Oristano, riceve 4.200 euro all’anno di contributo. Il risultato, parlo in senso lato, è sotto gli occhi di tutti: impianti obsoleti, con terreni di gioco in cattivo stato di manutenzione e – altro grave problema - sprovvisti di collaudo ai fini tecnici e della sicurezza.
Piuttosto gli enti locali dovrebbero fare una cosa: incentivare i campi in sintetico, perché su di essi ci si può allenare tutti i giorni e a tutte le ore senza problemi, e con spese di gestione contenute”.
MARROCCU “A Villacidro non possiamo lamentarci. C’è un ottimo stadio, un campo in sintetico e uno in terra battuta. Il rapporto con l’Amministrazione comunale è positivo. In generale, nell’Isola, credo che le società calcistiche godano, a differenza di altri sport minori, di una buona attenzione da parte degli enti locali. E’ vero che è anche un problema di risorse però c’è da dire che non tutti comprendono che lo sport va sostenuto perché è anche impegno sociale e non solo spettacolo. Pertanto uno dei doveri degli amministratori e anche quello di investire in strutture sportive perché cosi facendo si investe nel futuro per il recupero di situazioni di disagio”.
MASSENTI “Non sempre. Spesso abbiamo amministrazioni comunali che lottano contro di noi o viceversa. Questo è dovuto, in senso più ampio, anche a determinate incomprensioni. E’ vero che l’ente locale eroga quel poco di contributo annuale alle società e da loro la possibilità di utilizzare gli impianti, però, c’è da dire che questi sono, spesso, in stato di abbandono o, addirittura, non collaudati. Per non parlare dei pochi interventi di manutenzione del campo o di restauro delle strutture: fatti in ritardo e male. Capita anche – senza una idonea soluzione alternativa- che venga negato nella stagione invernale (per via delle piogge persistenti) l’utilizzo del terreno di gioco. Questo avviene – mi rincresce dirlo - perché determinati ruoli politico amministrativi vengono assunti, quasi sempre, da persone non all’altezza delle decisioni da prendere o comprendere. Insomma, come avrà ben capito, siamo completamente abbandonati a noi stessi”.

T.U.


Antonio Massenti

Mario Diana


Siro Marroccu


L'intervista a Diana

 


 

 




 
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