Articolo per il quotidiano La Nuova Sardegna
(pubblicato domenica 7 ottobre 2007)

DECIMESE: NUOVO E’ IL CAMPIONATO E L’ALLENATORE PONCELLINI
Il nuovo tecnico respinge le critiche e sprona i suoi ragazzi

di Tonino Uscidda

   Decimomannu

Ex giocatore ed ora allenatore dilettante; subentrato (dopo le note vicissitudini societarie) a Gianpaolo Grudina il mister protagonista dello storico salto in Eccellenza.
Walter Poncellini – reduce dall’allenamento pomeridiano - si presenta puntuale all’appuntamento con un largo sorriso stampato sul viso. Il quarantunenne trainer di Gonnesa - paese suscitano poco distante da Iglesias - è insegnante Isef con una laurea in scienze motorie conseguita presso l’Università di Roma Tor Vergata. I lunghi trascorsi da calciatore annoverano tante squadre isolane, tra cui spiccano: Gonnesa, La Palma Cagliari, Tharros e Atletico Elmas nei campionati interregionali degli anni ’80 e ’90. Chiude la lunga carriera nel 2006 nelle fila del Carloforte, squadra che allenerà in Promozione – prima esperienza in panchina – nel campionato seguente. Da questa stagione è, “sorprendentemente”, alla guida della Decimese, compagine dalle potenzialità ancora da scoprire.
A dire il vero l’esordio della matricola campidanese nel campionato di Eccellenza (in Coppa Italia è stata eliminata al primo turno ad opera del Quartu 2000) non è stato dei più esaltanti: tre reti, a zero, subite tra le mura amiche ad opera del quotato Selargus di Massimiliano Pani; a seguire il pareggio a reti inviolate sul campo del La Palma Alghero e le vittorie con Monreale, in casa, e quella – eclatante per una neo promossa – con l’Atletico Elmas al comunale di Villasor. Risultati (non scontati) che invitano a ben sperare. A questo punto all’allenatore - coriaceo per natura e forgiato a suo dire “...a tutte le avversità che il calcio sa dare” - non mancano gli argomenti sul programma salvezza da attuare anche a Decimomannu. Così esordisce:“Faccio una premessa: bisogna avere la coerenza e il buon senso di non fare, in maniera prevenuta, valutazioni risolutive su un gruppo che, assicuro, sta crescendo. Mi dispiace ‘sentire il fiatone sul collo’ e l’esasperazione di tanti sportivi di questo paese anche se, forse, a ragion veduta” (…). “ Io non entro nel merito dei problemi societari tra vecchi e nuovi dirigenti. Queste situazioni devono rimanere al di fuori e non scaricate su chi lavora giorno per giorno sul campo di gioco”.

Faccia un consuntivo su questo avvio di stagione: “Quando si partecipa ad un campionato difficile come questo, per di più giocando la prima partita con una preparazione precaria a causa del ritardato inizio della preparazione - spiega esplicito Porcellini – è ‘normale’ che al cospetto di una ‘corazzata’ quale è il Selargius, potesse essere messo in preventivo anche un risultato negativo. Ad Algero, invece, i ragazzi, pur pareggiando, meritavano miglior sorte mentre con Monreale e Atletico abbiamo ottenuto due vittorie meritate che danno morale a tutto l’ambiente. Comunque – tiene a precisare il trainer - gli ultimi risultati non devono trarre in inganno: c’è sempre e comunque molto da lavorare sia dal punto di vista atletico e tattico. La vittoria conseguita a Villasor è importante perché ci ha dato altri tre punti in meno da fare in chiave salvezza…”.

Mister Porcellini, la popolarità tra gli allenatori si conquista solo vincendo?
“Si, - risponde secco - solo vincendo. E’ l’unica cosa che valutano società e tifosi”.

E’ scaramantico?
“No, credo nel lavoro – sintetizza Porcellini - e so che in tutti i giochi la buona sorte conta in ugual misura come quella avversa che non puoi allenare ne prevedere”.

Intraprendere la carriera di allenatore al giorno d’oggi: è più avvantaggiato colui che ha un bel bagaglio di esperienza come calciatore, oppure sono necessarie anche altre doti?
“Credo che le competenze e il sapere siano le cose più importanti, senza nulla togliere all’esperienza maturata in tanti anni di calcio giocato che, magari, ti facilita nel trovare una squadra. Però - quando si parla di preparazione atletica e di tattica - devi sapere, capire, intervenire e applicare”.

La cosa che meno gli piace di lei:
“Non mi piace quello che non piace agli altri di me... Comunque sia, credo di essere una persona alquanto razionale e riflessiva in tutte le situazioni. La vita – aggiunge - è un percorso dove più si va avanti convinti e meno si hanno rammarichi quando si passerà a miglior vita…”.

Perché ha accettato di allenare in una piazza calcistica dove anche un allenatore vincente può non venire riconfermato?
“Neanche io sono stato riconfermato a Carloforte pur vincendo il mio campionato con la salvezza. Questo è il calcio. Credo che una società che lavora con te abbia il diritto di fare le sue scelte; queste devono essere pesate come delle scelte sportive, tecniche. Non penso – prosegue il tecnico di Gonnesa - che Gianpaolo Grudina avesse firmato un contratto a vita con la Decimese o che questa lo abbia bocciato come allenatore e pertanto, costui, debba sentirsi bocciato o smettere di allenare”.

Rapporto umano con i giocatori ed impostazione tattica oculata. Un binomio sufficiente ai fini del risultato, oppure occorre anche qualcos’altro?
“Il rapporto con gli uomini a mia disposizione è fondamentale. Bisogna saper comprendere le aspettative di ognuno di essi e le condizioni ottimali di utilizzo; però poi occorre anche il cuore, la grinta, la determinazione e lo spirito di sacrificio. Senza questi valori non strettamente legati al calcio ma alla persona – conclude - non si raggiungono, specie in uno sport di squadra come il nostro, risultati comuni”.

Il rosso o il nero?
“Il rosso! – esclama il mister - ; il rosso e passione, il nero è l’oscurità, l’incertezza…”.


Il mezzo busto di Walter Poncellini

In panchina con l'immancabile borsello a tracolla

Smorfia nel provare a leggere la partita

 


 

 




 
TONINO USCIDDA - © 2007